O qualcuno non legge ciò che vota, o lo legge e non lo capisce, o lo legge lo capisce e spera che non lo leggano anche gli altri, oppure non lo legge non lo capisce e crede che nessuno andrà mai a controllare.


Fatto sta che i 736 parlamentari europei ci hanno fatto un gran bel regalo. Una suppostina atomica, sotto forma di poche righe, nascosta tra le pieghe di una ridondante risoluzione europarlamentare: quella sui cambiamenti climatici, votata il 25 novembre 2009 e portata come voce unica della Ue alla conferenza di Copenaghen del dicembre scorso.


Dov’è la suppostina?
Eccola, al punto 36 della risoluzione di cui stiamo parlando: “Il Parlamento europeo – dice il comma 36 – sottolinea che una transizione internazionale verso un’economia a basse emissioni di carbonio porterà a considerare l’energia nucleare come un elemento importante del mix energetico nel medio termine; precisa tuttavia che la questione della sicurezza del ciclo del combustibile nucleare va affrontata in modo adeguato a livello internazionale al fine di garantire il massimo livello possibile di sicurezza”.


Chiaro no? Con l’assicurazione che nel “mix energetico” europeo – nemmeno nel breve periodo, ma addirittura “a medio termine” – ci sarà il nucleare, in via transitoria si capisce, e solo per il nobile fine di abbattere le emissioni di anidride carbonica, la lobby nucleare è potuta sbarcare a Copenaghen soddisfatta.
Vediamo come si è arrivati a questo risultato e cerchiamo di capire chi ha votato cosa e perché. E soprattutto, chi dobbiamo ringraziare, sia per l’esito, sia per ciò che è stato fatto sapere al “popolo”, cioè praticamente nulla.


A Strasburgo, nell’europarlamento, ci sono state due votazioni per raggiungere questo risultato.
Nella prima, si è votato sul punto 36 che avete appena letto. Ci sono stati 358 voti a favore, 297 contrari, 21 astenuti, 29 assenti e 31 deputati che non hanno preso parte al voto.
Nella seconda votazione, quella che conta, perché ci si esprime sull’intero testo della risoluzione, ci sono stati ben 516 voti favorevoli e appena 92 no (oltre a 70 astenuti, 29assenti e 27 deputati che non hanno votato).
Cosa è accaduto? Come mai quasi tutti quelli che avevano votato contro l’emendamento 36 hanno poi votato a favore del testo definitivo, in cui quell’emendamento “vive” a pieno titolo?
Va bene che Amsterdam non è lontana e magari qualcuno se n’è approfittato per “cannarsi” di brutto, ma una gita in massa di eurodeputati in Olanda alla ricerca di roba buona sarebbe stata subito notata.


Una risposta, che è anche la più spontanea, può essere la seguente: gli eurodeputati che hanno votato contro l’emendamento 36 ma a favore del testo definitivo della risoluzione hanno considerato positivamente il complesso della risoluzione medesima. Già. Ma allora perché non lo hanno spiegato al “popolo”, non dico uno per uno, ma gruppo per gruppo, Stato per Stato, come hanno fatto (sebbene costretti dall’interrogazione pubblica rivolta loro dal network “Sortir du Nucleaire”) i Verdi francesi del gruppo parlamentare europeo Europe écologie?
I membri di questo gruppo si sono spaccati sul punto, ma quelli che han votato a favore del testo definitivo si sono pubblicamente assunti la responsabilità della propria scelta. Anche perché, va sottolineato, si sapeva benissimo che la finalità della conferenza di Copenaghen sarebbe stata un accordo globale sul clima, giuridicamente vincolante, in vigore dal primo gennaio 2013.


E tuttavia, nonostante l’importanza della questione, il voto espresso dagli eurodeputati lascia sconcertati, come la chiarezza della scelta di ognuno di loro.
A guardare analiticamente le tabelle di voto non si capisce se abbia prevalso l’interesse nazionale (i francesi che hanno tanto nucleare e votano sì in massa, o i tedeschi all’avanguardia nelle energie alternative che votano no, o si astengono), oppure se ci siano state intese trasversalissime, pro e contro, oppure ancora se di fronte a una scelta impegnativa si sia preferito sorvolare sulla presenza dell’emendamento 36 e votare a occhi chiusi… perché in fondo poi è così che vanno le cose nella Ue… a dettare l’agenda e a fare i giochi sono in pochi, mentre la pratica del voto non è dissimile da quella che si vede nel Parlamento italiano… c’è uno che alza o rovescia il pollice e c’è la truppa che esegue…


In Italia, anche per le polemiche seguite alla scelta del governo di imporre un ritorno forzato al nucleare, nonostante il referendum del 1987 lo abbia bocciato, il tema avrebbe dovuto essere più sentito. Se non altro da parte di coloro che dicono di opporsi al nucleare.
Invece, i 72 europarlamentari italiani sono stati i più “sorprendenti”. Il loro è stato il voto più “vario” e “diversificato”. E quelli che al nucleare dicono (o pensano) di opporsi, adesso non sanno che pesci pigliare nei confronti di un governo che sul nucleare potrà giustificarsi dicendo di essere “in linea con l’Europa”.
Ma vediamo in dettaglio cos’hanno combinato i nostri 72, che sono distribuiti in 4 gruppi parlamentari (quelli del Pdl stanno nel Ppe, quelli del Pd in S&D, quelli dell’IdV nell’Alde, i leghisti in Efd) degli 8 presenti a Strasburgo (gli altri 4 sono: Greens/Efa, Ecr, Gue/Ngl, NI).
La sopresa, in estrema sintesi, è la seguente: hanno votato no al testo definitivo della risoluzione-supposta soltanto otto italiani: sette leghisti (Efd) e l’ottuagenario Ciriaco De Mita (Ppe).
Quattro furbetti si sono astenuti (tre leghisti e uno del Ppe) e tre furbacchioni si sono dati assenti (uno del Ppe, uno di S&D, uno di Alde). Gli altri, todos caballeros, tutti a favore. Per amore o per forza, per distrazione o per quieto vivere, o per come vi pare, ma tutti a favore.
La lista completa, nome per nome, e gruppo per gruppo, potete leggerla qui di seguito. Buon divertimento.


FAVOREVOLI (57)
PPE (32)
Salvatore TATARELLA , Gabriele ALBERTINI, Alfredo PALLONE, Alfredo ANTONIOZZI, Lara COMI, Antonio CANCIAN, Paolo BARTOLOZZI, Sergio BERLATO, Erminia MAZZONI, Cristiana MUSCARDINI, Barbara MATERA, Giovanni LA VIA, Antonello ANTINORO, Licia RONZULLI, Aldo PATRICIELLO, Salvatore IACOLINO, Iva ZANICCHI, Sergio Paolo Francesco SILVESTRIS, Roberta ANGELILLI, Amalia SARTORI, Crescenzio RIVELLINI, Herbert DORFMANN, Clemente MASTELLA, Andrea COZZOLINO, Carlo CASINI, Mario MAURO, Potito SALATTO, Marco SCURRIA, Carlo FIDANZA, Magdi Cristiano ALLAM, Raffaele BALDASSARRE, Tiziano MOTTI


S&D (19)
Francesco DE ANGELIS, Guido MILANA, David Maria SASSOLI, Leonardo DOMENICI, Sergio Gaetano COFFERATI, Luigi BERLINGUER, Debora SERRACCHIANI, Salvatore CARONNA, Pier Antonio PANZERI, Gianni PITTELLA, Rita BORSELLINO, Francesca BALZANI, Rosario CROCETTA, Gianluca SUSTA, Patrizia TOIA, Roberto GUALTIERI, Vittorio PRODI, Paolo DE CASTRO, Mario PIRILLO


ALDE (6)
Luigi de MAGISTRIS, Gianni VATTIMO, Vincenzo IOVINE, Giommaria UGGIAS, Niccolò RINALDI, Pino ARLACCHI (ha votato sì anche per l’emendamento 36)

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CONTRARI (8)
EDF (7)
Claudio MORGANTI, Giancarlo SCOTTA’, Matteo SALVINI, Mario BORGHEZIO, Lorenzo FONTANA, Oreste ROSSI, Mara BIZZOTTO


PPE (1)
Luigi Ciriaco DE MITA

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ASTENUTI (4)
EDF (2)
Francesco SPERONI, Fiorello PROVERA


PPE (2)
Vito BONSIGNORE, Elisabetta GARDINI

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ASSENTI (3)
PPE (1)
Giovanni COLLINO


S&D (1)
Silvia COSTA


ALDE (1)
Sonia ALFANO