I 50 anni di “Padre Padrone” di Gavino Ledda il 13 maggio al Salone del libro di Torino

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Cinquant’anni fa “nasceva” il capolavoro di Gavino Ledda, “Padre padrone”, tradotto in 47 lingue e ancora oggi letto in tutto il mondo come se fosse stato pubblicato ieri per la prima volta. I fratelli Paolo ed Emilio Tavani ne fecero anche un film, che nel 1977 vinse la Palma d’Oro a Cannes. Adesso che Mondadori ha ripubblicato il libro (nella collana “Cult”), noi ne parleremo al Salone del libro di Torino il 13 maggio alle 17 nella sala Magenta, insieme con Ledda, il critico letterario e filologo Carlo Ossola e il giornalista Stefano Salis del Sole24Ore. Venite a trovarci. E’ anche gratis.

ALDO MORO CHI?

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Scambiare Aldo Moro con Fabrizio Gifuni, l’attore che lo ha interpretato nel film “Esterno notte” di Marco Bellocchio (2022), e farne un manifesto per la ricorrenza dei 46 anni dalla morte dello statista Dc, non è uno sbaglio, un errore, un lapsus. E’ una castroneria degna dell’Approssimazione, la vera forza politica di maggioranza di questo Paese sciagurato. Tanto più che il luogo della castroneria è Maglie (Lecce), la città natale di Aldo Moro, non Vigonza o Brunico (eppure…). E tanto più che la castroneria è andata in scena su iniziativa e a cura dell’amministrazione comunale, non di un circoletto di cinefili (o cinofili). Già nel 1998, sempre a Maglie, dedicarono a Moro una statua che lo raffigurava con una copia de “l’Unità” sotto il braccio (una forzatura, specie dopo il suo assassinio, visto che il Pci era contrario alla trattativa per liberarlo). Adesso anche il manifesto-patacca. Ancor più della Corruzione, è l’Approssimazione il partito che in Italia è sempre al governo.

MACRON, DR JEKYLL E MR HYDE

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Poiché bisogna sempre distinguere, distinguiamo. E di Emmanuel Macron, per esempio, diciamo subito che vogliamo distinguere il dottor Jekyll dal mister Hyde. Da un lato, infatti, Macron-dottor Jekyll ha annunciato che la Francia sarà la prima grande nazione europea a contrastare la tecnodipendenza dei più giovani dagli smartphone e dai loro contenuti (https://carlovulpio.wordpress.com/2024/03/30/dipendenza-tecnologica-quando-cio-che-e-tossico-e-smart/ ), perché, come dice il rapporto ufficiale di una commissione di esperti incaricata dal governo francese, «i nostri ragazzi sono divenuti una mercanzia e gli effetti sono devastanti». Con questa motivazione sarà vietato l’accesso agli schermi ai bimbi sotto i 3 anni e l’uso degli smartphone agli under 11. Dopo questa età, e fino ai 13 anni, verrà consentito l’uso del solo telefono, ma senza Internet. Dai 13 ai 15 anni, sì a Internet, ma non ai social (ormai, asocial), che saranno accessibili dagli smartphone soltanto dopo i 15 anni. Viva Macron, dunque.

Dall’altro lato però, Macron-mister Hyde torna ad alzare la cresta del Gallo sul fronte ucraino e, di nuovo in preda alla recidiva sindrome-Napoleone, si dice “pronto” a inviare truppe francesi contro la Russia. Quest’altra uscita bellicosa di Monsieur le President genera un legittimo sospetto: non è che Macron vuol salvare i ragazzi dal rincoglionimento da smartphone e social solo per avere dei soldatini savi da mandare al massacro pour la France, pour l’Europe et pour la démocratie universelle? In tal caso, abbasso Macron.

MICHI E NICHI, MORALITE’ ONESTE’ LEGALITE’

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Michi e Nichi, cioè Emiliano e Vendola, ex dioscuri di Puglia, “giocarono, vinsero, pisciarono e furono sconfitti” (questo è Eduardo Galeano, roba per pochi). Senonché, quando vincevano loro era “primavera” pugliese. Quando hanno cominciato a perdere, ecco che è improvvisamente tornato l’inverno. Loro (e i loro corifei) se la cantano e loro se la suonano. Che facce. Prima, erano proprio come “Mikey e Nicky” (film di Elaine May, 1976, con Peter Falk e John Cassavetes: anche questo, roba per pochi). Adesso sono i soliti Michi e Nichi de’ sinistra(ti).

L’uno fa i salti mortali per evitare guai, anche giudiziari, seri. L’altro fa le piroette per rifarsi una verginità, anche giudiziaria, improbabile. Entrambi però non rinunciano ancora oggi a tenere lezioni di moralité, onesté, legalité. E questo benché. Benché Michi debba spiegare la palude malarica del suo sottogoverno, il “sistema Sandrino” del voto di scambio e tante, tante altre cose; e benché il condannato Nichi, tre anni e mezzo di reclusione per concussione aggravata nel disastro Ilva (in primo grado, certo, ma anche i due anni e otto mesi di Gianfranco Fini sono una condanna in primo grado; auguri comunque a entrambi per il processo in Appello), benché Nichi, dicevamo, debba pure lui, come Michi, spiegare tante cose, e benché proprio come Michi non rinunci a impancarsi a Catone Uticense. Ma Catone Uticense si conficcò una spada nel ventre, e per amore della libertà (anche questo, roba per pochi), non per rimanere a galla a tutti i costi ancora nel 2024. Che se non altro per il peso del bronzo (delle facce) è cosa impossibile. Buon Primo Maggio a tutti.

25 APRILE, MISERIE E NOBILTA’

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A me questo 25 aprile 2024 in versione “American Fiction” (film di Cord Jefferson, tratto dal romanzo “Erasure”, Cancellazione, di Percival Everett, in cui se non fai il nero come i bianchi vogliono che siano i neri e se non rappresenti i neri secondo i luoghi comuni del politicamente corretto bianco, non hai speranze), a me, dicevo, la nobile data del 25 aprile apparecchiata in questo modo fa cadere il latte alle ginocchia. Perché in un 25 aprile così, in cui ti devi dichiarare pubblicamente e preventivamente antifascista, qualunque cosa questo significhi, e in cui devi fare almeno un pippotto in tv o su un palco impugnando un garofano rosso, a me, dicevo, tutta questa retorica fritta e rifritta, e pur non volendo citare gli stracitati Leonardo Sciascia e Pierpaolo Pasolini sul “fascismo degli antifascisti” e amando, io, la Costituzione della Repubblica italiana nata dalla Resistenza, a me tutta questa roba puzza di propaganda lontano un miglio. Una propaganda tanto più stucchevole e ipocrita quanto più pompata proprio da coloro che la Costituzione l’hanno violata, continuano a violarla e si prefiggono di violarla in futuro. In nome del popolo sovrano, della libertà e dell’uguaglianza. Come i concertoni del Primo maggio, insomma, tutti chiacchiere e distintivo e politicamente corretto, mentre, per dirne una, i bambini di Taranto continuano ad ammalarsi e a morire da decenni per i fumi dell’Ilva, ex Italsider, ex ArcelorMittal, oggi Acciaierie d’Italia. “American Fiction”, dunque. Bel fim, davvero.

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