TUTTI DENTRO A NATO E UE

Lascia un commento

«Ogni Paese che confina con la Russia e che non vuole essere fatto a pezzi dovrebbe essere membro a pieno titolo dell’Ue e della Nato. E ci sono solo due alternative a questo: o la guerra aperta o un’occupazione strisciante da parte della Russia». Lo ha detto Zelensky, il pupazzo di pezza degli Stati Uniti, al vertice della Comunità politica europea (27 Paesi Ue più altri 20 Paesi) che si è svolto in Moldavia.

Mai, nemmeno ai tempi della Guerra fredda, con il mondo diviso in due dalla odiosa cortina di ferro, era stata detta o anche solo teorizzata una cosa del genere. Che significa guerra: né più, né meno. Infatti, durante la Guerra fredda – per colpa o per merito della deterrenza nucleare o della paralisi ideologica -, ognuno stava al posto suo, e tutti si salvavano il deretano. Mentre adesso sembra “normale” la volontà della Nato e quindi degli Usa di accerchiare la Russia (e il golpe in Ucraina del 2014 ne è stata una plateale dimostrazione). La quale Russia si sente ed è sotto minaccia, e per questo motivo reagisce, per esempio invadendo l’Ucraina.

Resta da capire cosa voglia dire l’ex comico ucraino quando sostiene che «ogni Paese che confina con la Russia dovrebbe essere membro dell’Ue e della Nato», dato che con la Russia, oltre ai Paesi baltici già membri di Nato e Ue, confinano la Bielorussia, la Georgia, l’Azerbaigian e il Kazakhstan. E a essere precisi anche la Mongolia e la Cina. Quindi? Continuiamo a far giocare alla guerra il pupazzo di pezza per i prossimi trent’anni?

BUON COMPLEANNO HENRY KISSINGER. L’INFERNO TI ATTENDE (MA PUO’ ATTENDERE)

1 commento

Il mese di maggio è il mese della Madonna. Ed è anche il mese in cui, il giorno 27, compie 100 anni Henry Kissinger, e il mese in cui, il giorno 9, anno 1978, muore Aldo Moro, assassinato con 12 colpi di armi da fuoco: 8 di pistola, poi due di mitraglietta Skorpion e infine altri due di pistola. Il tutto nell’arco di un quarto d’ora – all’alba del 9 maggio 1978 -, affinché Moro non morisse subito, ma soffrisse l’agonia della morte.

«Si è voluta dare una lezione preventiva a chi di dovere e additargli la fine che avrebbe fatto se avesse superato alcuni limiti invalicabili», scrivono Emanuele Montagna e Franco Soldani nel libro “Lei la pagherà cara” (Pendragon), la frase che Kissinger, segretario di Stato durante la presidenza di Gerald Ford, rivolse al ministro degli Esteri italiano Moro durante una visita ufficiale negli Stati Uniti, nel 1974. All’incontro erano presenti il presidente della Repubblica italiana, Giovanni Leone, e la moglie di Moro, Eleonora Chiavarelli, che nel 1980 riferì il colloquio, testimoniando davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta.

L’efferato assassinio di Moro, scrivono ancora i due autori, «conteneva un potente significato simbolico indirizzato alle future generazioni di ceto politico, aveva l’intento di atterrirle e funzionare da deterrente preventivo nei confronti di ogni loro velleitaria intenzione di alterare in qualche modo gli equilibri geopolitici ed economico-finanziari di potere in cui si trovava ormai incastonata (e incatenata) l’Italia postbellica… in modo che a nessuno in futuro venisse in mente di poter immaginare l’Italia come Paese indipendente e sovrano… Difatti, da quell’epoca in poi a nessuno è più venuto in mente di mettere in discussione la Nato e l’egemonia statunitense sull’Europa intera e sull’Italia in particolare, divenuta colonia a tutti gli effetti del capitale finanziario Usa».

Moro è morto (assassinato) a 61 anni. Salvador Allende, presidente del Cile rovesciato da un golpe firmato Usa-Cia-Kissinger nel 1973, è morto suicida a 65 anni: era assediato nel Palacio de la Moneda dall’esercito golpista di Augusto Pinochet e non volle consegnarsi nelle sue mani. Pinochet, un criminale, è stato dittatore del Cile fino al 1990 e ha fatto uccidere, torturare e sparire decine di migliaia di persone. E’ morto nel 2006, a 90 anni, senza mai essere processato per i suoi crimini.

La morale è la seguente. Se sei un Moro o un Allende non arrivi ai 70 anni. Se sei un Pinochet puoi vivere molto più a lungo e anche morire nel tuo letto. Ma se sei il Potere, se sei Kissinger, campi cent’anni e anche di più. Però anche tu prima o poi devi rendere l’anima a Dio. E in quel momento vorrai incontrare Moro e Allende. Solo che loro saranno in Paradiso e tu all’Inferno. Ma non pensarci. Buon compleanno Henry, l’Inferno, per ora, può attendere.

L’UCRAINA COME L’UNGHERIA, E UN ALTRO FILM STRACCIAPALLE

Lascia un commento

Mancava. Ed è arrivato. Puntuale come una cartella esattoriale. Nanni Moretti, per pubblicizzare il suo ultimo film, che è inutile vedere, paragona l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia con l’invasione dell’Ungheria nel 1956 da parte dell’Unione Sovietica. Un raffronto alla cazzo di cane, dal momento che l’Ungheria reclamava la libertà dal giogo sovietico (nonostante i comunisti nostrani, tra cui l’indimenticabile Giorgio Napolitano, giustificassero i carri armati sovietici) e non aveva organizzato alcun colpo di Stato con la regia degli Usa, come invece è avvenuto in Ucraina.

Poi, già che c’è, Nanni riedita anche l’ultima categoria dell’essere: il “filoputiniano”, il concetto indispensabile per spiegare l’invasione dell’Ungheria con la guerra russo-ucraina. O viceversa. La sega mentale di uno che poteva fare giusto quei film stracciapalle che ha fatto.

TRUDEAU CHE BLOCCAVA I CONTI CORRENTI FA IL PIPPOTTO LGBT

Lascia un commento

Justin Trudeau, premier canadese, è quel bellimbusto che durante il Covid adottò una delle misure più odiose, illiberali e fasciste contro la protesta legittima dei camionisti di Truckers for Freedom (Camionisti per la Libertà). Trudeau ne fece arrestare parecchi e fece congelare i conti correnti bancari e aziendali degli scioperanti come nessuno nel mondo “libero” si era mai permesso di fare.

Adesso, incontrando il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, Trudeau se ne è uscito a sorpresa con una rampogna sui diritti Lgbt. «Siamo preoccupati – ha detto Justin a Giorgia – per alcune delle posizioni che il tuo governo sta prendendo in materia, ma non vedo l’ora di parlarne con te». Meloni non si aspettava la stronzata del giorno in un incontro ufficiale e la sua faccia dice tutto. Ha replicato dicendo che «l’Italia sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni». Risposta deboluccia. Trudeau, il “liberale” a gettone, andava invece asfaltato. Prima da Meloni e poi dall’autotreno di uno di quei camionisti ai quali con la boccuccia a culo di gallina aveva fatto bloccare i conti correnti, nemmeno fossero dei mafiosi.  

UN PAESE EVAQUATO. CON LA Q.

Lascia un commento

Dal sito del ministero della Giustizia, oggi 16 maggio, testo integrale, maiuscole comprese:

«Avviso 11 maggio 2023. I SERVIZI del Casellario giudiziale AL MOMENTO sono INTERROTTI a causa di un incendio scoppiato in piazza Nicosia a Roma, all’esterno di locali del Ministero, ma che ha interessato i cavi di fibra ottica utilizzati per il sistema nazionale del casellario giudiziale. I Tecnici del Ministero sono al lavoro per il pronto ripristino del servizio. Per motivi di sicurezza il personale è stato evaquato, nessuno ha riportato danni».

Non è vero. I danni invece ci sono, eccome. Stanno tutti in quell’evaquato scritto con la q, senza vergogna e senza che per una settimana nessuno abbia corretto l’errore.

Intervenga Carlo Nordio, il ministro. Perché questa non è una piccola cosa. E’ l’Italia. I suoi comuni, le sue regioni. Una giustizia che non funziona, a cominciare dai suoi comunicati. Un Paese evaquato.

Older Entries