PUTIN, SOSIA E MALATTIE. UN DELIRIO

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Interrotta la farsa mediatica con le malattie immaginarie di Putin, che dovevano condurlo alla tomba già da un anno, e invece niente, ecco ripartire la farsa mediatica sui sosia di Putin. I quali vengono individuati in base a bitorzoli sul lobo, nei sul viso, rughe sulla fronte, e persino mascelle sostenute da dentiere. Secondo questa stucchevole propaganda dovrebbero quindi esserci almeno 15 o 20 sosia di Vladimir Vladimirovic Putin. Un delirio. Al quale ovviamente non crede nessuno. Ma il bello è che i camerieri del sistema mediatico imperante continuano imperterriti a servire sempre la stessa minestra, la stessa sbobba immangiabile. Mentre Lloyd Austin, segretario della Difesa Usa, al quale fin dall’inizio di questa storia prudono le mani, dice esplicitamente che «sarà guerra mondiale se Pechino fornirà armi a Mosca» (già, solo gli Stati Uniti e la Nato possono dare armi a chi pare a loro e per ragioni loro).

ZALONE, L’ENNESIMO GIULLARE CHE SI ADEGUA

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Due pagine di intervista sul Corriere della Sera a Checco Zalone, un comico bravo, non c’è dubbio, ma non certo un “mostro” o un “genio”. Però non è questo il punto. Il punto è un altro. Ed è in una risposta, una sola, che demolisce l’intera intervista e lo stesso Zalone.

Alla domanda: lei, Zalone, irride Putin, però sulle armi all’Ucraina cosa pensa? Lo sciagurato rispose: «Abbiamo fatto una scelta, l’Occidente. E dobbiamo adeguarci. Pure la Meloni si è adeguata». «Dobbiamo adeguarci». E i coglioni cascano giù fino alle ginocchia e, da lì, rotolano fino a Capurso, il paese in provincia di Bari di quest’altro campione della politica internazionale e della libertà di pensiero.

Post scriptum. La Signora Coriandoli, alias Maurizio Ferrini, nel programma “Quelli della notte” condotto da Renzo Arbore negli anni ’80 diceva sempre: «Non capisco, ma mi adeguo». Un tormentone non solo comico, ma anche ironico e intelligente. Dedicato agli imbecilli che eseguono, a quelli che fanno ciò che fanno perché così fanno tutti.  

GUALTIERI PEGGIO DI RAGGI E NEL COLOSSEO NON CI SONO PIU’ I LEONI

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Se ne sono dette tante di Virginia Raggi sindaco di Roma, e giustamente. Raggi era una delle tante mezze veline del grillismo truffaldino, una che è diventata sindaco perché le “ondate” sono così, premiano cani e porci, e quindi hanno premiato anche lei, che non ha smentito questa regola e infatti ha dato prova della sua totale inadeguatezza. Ma del successore di Raggi, Roberto Gualtieri del Pd, sindaco in carica della capitale, perché nessuno parla, o non parla abbastanza? Gualtieri è, se possibile, peggiore persino della Raggi. Un disastro. Anche quando esce dal letargo dimostra tutta la sua inconsistenza. L’ultima sua trovata è stata quella di proporre l’intitolazione del Teatro Parioli (sede del Costanzo Show) a Maurizio Costanzo. Ora, a parte il fatto che la salma di Costanzo è ancora calda ed è purtroppo parcheggiata, come tante altre, nel cimitero del Verano, Gualtieri ha dimostrato di non sapere nemmeno che il Teatro Parioli è già intitolato a un altro personaggio, e di quale calibro, cioè a Peppino De Filippo.

Raggi e Gualtieri, sindaci di una Roma intristita, sporca e sempre più a pezzi, sono l’espressione della nuova tendenza della politica italiana, in cui chi viene dopo dà sempre tutta o gran parte della colpa a “quelli di prima”. Lo ha fatto Raggi e lo fatto Gualtieri. Come se non sapessero cosa li attendeva, o, scoprendolo d’un tratto, non avessero potuto scegliere le dimissioni invece della lamentazione ipocrita.

Fosse ancora in funzione l’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come Colosseo, sarebbero finiti entrambi in pasto ai leoni. Prima Gualtieri, però, caso mai le belve feroci si fossero saziate con la prima portata. 

LA GEORGIA, FORSE, E’ NEL CAUCASO

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Kvicha Kvaratskhelia, gran bel calciatore del Napoli, a 22 anni già un campione, georgiano (come Stalin), dice: “Il futuro della Georgia è in Europa”. Già. E dove li immagina in futuro i suoi connazionali della caucasica Georgia, Kvaratskhelia? A Napoli? O nel Napoli, magari con il suo presidente Aurelio De Laurentiis in veste di Alto rappresentante della politica estera Ue? Oppure in guerra come l’Ucraina, contro una Russia che non si farà mai accerchiare dalla Nato, nonostante l’impegno che ci stanno mettendo Ue e Usa? Luciano Spalletti spieghi al buon Kvaratskhelia che non è questo che intende quando parla di “pressing”, “attaccare gli spazi” e “possesso palla”. 

SCHLEIN, L’ULTIMO BLUFF SUL MERCATO

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Una volta a dar conto nel dettaglio (o quasi) di ciò che accadeva nei partiti c’erano i rispettivi “organi” di stampa. Oggi che i partiti di fatto non ci sono più, perché son diventati dei clan, quasi tutti i giornali “indipendenti” si occupano prevalentemente di un solo partito, il Pd, e si raccontano addosso ogni minuzia della vita (?) interna del Pd. Mentre la tv pubblica si occupa prevalentemente della vita (?) interna dei partiti di volta in volta al governo.

Da quando poi Schlein, l’ultimo bluff del supermarket delle facce e delle sigle, ha vinto “le primarie” (mai definizione fu più stupida e priva di senso) con il voto nei gazebo a due euro a testa di qualche centinaia di migliaia di sconosciuti chiamati a raccolta (un sistema che al confronto i “pacchetti di tessere” della Dc, in cui finivano tesserati pure i morti, era soltanto un Monopoli applicato alla politica), giornali “indipendenti” e tv pubblica ammorbano l’aria con commenti e ragionamenti fuori dal mondo.

Per esempio: Schlein sposterebbe a sinistra il Pd, togliendo così terreno all’avvocaticchio del popolo Conte – che sarebbe l’estrema sinistra – e facendo rientrare nel Pd gli ex scissionisti di sinistra-sinistra, che a loro volta erano sì molto di sinistra, ma anche no, o dipende, vedi l’interessamento disinteressato di D’Alema per le armi alla Colombia. E così via, in un turbinìo di discorsi da pazzi. O da cornuti, ben consapevoli della Grande Sceneggiata del Nulla in cui “la sinistra” semplicemente non c’è, non esiste, è un non-luogo. Conta solo la Finanza, e non nel senso di Guardia di.  

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