“Caro Cosimo e cari colleghi,
anch’io sono contento, anche sul piano umano, per la sentenza del Consiglio di Stato (quella che conferma la prununcia del Tar del Lazio e annulla la decisione del Consiglio superiore della magistratura di trasferire da Milano a Cremona, per “incompatibilità ambientale”, il gip Clementina Forleo, che quindi ora può tornare a Milano – ndr).
Non conosco a fondo il caso UNIPOL e dintorni ma avevo letto la sentenza redatta dal consigliere Fabio Roia e l’avevo trovata povera sul piano giuridico e riferita a fatti del tutto inconferenti per un giudizio di “incompatibilità ambientale” che per un giudice è quasi la morte civile.
Una sentenza di quattro paginette, concepita con la supponenza con cui di frequente il CSM motiva decisioni importanti ritenendo di aver comunque sempre ragione.
Aggiungo che sono stato testimone diretto dello sviluppo dell’azione “ambientale” contro la collega (cioè, la Forleo – ndr) dato che all’epoca ero anch’io GIP presso il Tribunale di Milano. Ho assistito a scene desolanti quali l’indizione con passa parola di riunioni pomeridiane in alcune stanze per discutere la “strategia” contro la collega, guidate dai maggiorenti dell’ufficio tra cui un paio di colleghi “Verdi” più rancorosi di tutti, come spesso accade, anche se del tutto estranei al caso.
Da simili iniziative, che mi ricordavano le “Giornate dell’odio” descritte
da George Orwell nel romanzo “1984”, mi sono dissociato.
Non ci si comporta così tra magistrati ed è facile e privo di rischi accerchiare una persona in un ufficio e magari in questo modo anche portarla a sbagliare, visto anche il carattere poco “diplomatico” della vittima.
L’incompatibilità ambientale, che si ignora cosa in realtà sia di preciso, e che spesso è semplicemente l’accanimento dell’ “ambiente” contro una singola persona, è quasi sempre una procedura barbara e prettamente inquisitoria.
Il suo raggio d’azione, per fortuna, con le modifiche che conosciamo, si è ridotto, ma dovrebbe esserlo ancora di più, sopratutto nella pratica, sino a quasi scomparire come dovrebbe scomparire la prassi, in qualche modo speculare, delle ”pratiche a tutela”.


Un caro saluto a tutti
Guido Salvini
(domenica 19 giugno 2011, 23:09)


La lettera che avete appena letto si commenta da sola. I fatti sono gravi e la testimonianza è “diretta”. Cos’altro posso aggiungere io, se non ciò che potete ascoltare nei video inseriti nel post precedente? O serve forse che ripeta – come un disco rotto – che tutto questo, come lo so io, lo sanno anche tutti i giornali e le tv, compresi quelli che a voi lettori del blog piace citare di più, e cioè Travaglio, Minzolini, Grillo, Belpietro, Santoro ecc. ecc.?
Oddio, in verità una cosa posso aggiungerla. Questa. Speriamo che adesso Salvini, sentito dai colleghi del sinedrio, faccia i nomi dei partecipanti a quelle che lui stesso definisce “le giornate dell’odio” e non smussi, non smosci, non ridimensioni, non addomestichi le sue gravi accuse.
Quanto poi alla possibilità – in realtà, un dovere – che qualche procura italiana apra un fascicolo per le evidenti ipotesi di reato configurabili in questa vicenda, ecco, la mia opinione è che non accadrà nulla. Primo, perché il potere giudiziario, allo zenit della sua egemonia, non azzannerà mai se stesso. Secondo, perché il popolo bue, adesso, non va distratto dal safari in corso, la caccia grossa a Berlusconi. E infatti, vedrete che anche su questo blog libero (non libero per finta, come quelli dei noti “paladini” della libertà di espressione) arriveranno i soliti anonimi a sviare l’attenzione: da Forleo e dalle porcherie giudiziarie alle festicciole del Berlusca e alla nostra “presentabilità” internazionale. Ma va da via i ciapp, come direbbero a Tropea.