IL 41 BIS NON SERVE A NIENTE

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Dirò una cosa impopolare, probabilmente, nel fracasso forcaiolo a favore di legge e ordine e di pene “esemplari” (ciò che una pena non dev’essere mai). Dirò non soltanto che non sono d’accordo nell’accanimento contro Alfredo Cospito, anarchico, 55 anni, detenuto in regime di carcere durissimo, il 41 bis. Ma dirò anche che non sono d’accordo proprio sul 41 bis. Che va abolito. Per tutti. Terroristi, mafiosi, delinquenti comuni, marziani.

Per Cospito si è mosso l’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Onu, chiedendo per lui l’applicazione di misure detentive temporanee, affinché non muoia in carcere. Quindi il problema di una detenzione “umana” per Cospito esiste, eccome. In secondo luogo, Cospito è in galera perché sta scontando 10 anni e 8 mesi di carcere (pena quasi finita) per aver gambizzato Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, e deve scontare altri 20 anni per l’attentato alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano (Cuneo), dove piazzò due bombe carta in due cassonetti davanti alla caserma. Nessuno morì o rimase ferito, ma poiché Cospito è il leader della Fai, la Federazione anarchica informale, il reato di cui deve rispondere è di associazione per delinquere con finalità di terrorismo. D’accordo. E con questo? Per far vedere quant’è “forte” lo Stato gli applichiamo il 41bis? E lo lasciamo morire per uno sciopero della fame che gli ha fatto perdere 50 chili? E nonostante i medici dicano che è sul punto di tirare le cuoia?

No, uno Stato davvero forte non fa questo. E non si abbarbica nemmeno al 41 bis per dimostrare la sua forza nei confronti di mafiosi e terroristi. Uno Stato davvero forte, per impedire che mafiosi e terroristi “comandino” dal carcere non ha bisogno di 41bis, ter o quater. Quando nel 1978 sequestrarono Aldo Moro, trattare con le Brigate Rosse era giusto, non solo per salvare una vita umana, quella di Moro, ma perché quel sequestro, con la strage della scorta di Moro, dimostrò la debolezza dello Stato. Che invece sarebbe stato “forte” se quel sequestro e quella strage avesse saputo sventare o non consentire. Ecco perché l’allora ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, ne fece una malattia. Ed ecco perché il 41 bis va abolito: non solo perché disumano, ma perché non serve a niente.      

TUTTE DONNE, MA NESSUNA GOLDA MEIR

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In Europa: Lagarde, presidente Bce; Von der Leyen, presidente Commissione europea; Metsola, presidente Europarlamento.

In Italia: Meloni, presidente del Consiglio; Sciarra, presidente Corte Costituzionale; Cassano, presidente Corte di Cassazione; Schlein, segretario Pd.

Tutte donne. Così almeno evitiamo lagne sulla discriminazione di genere.

Tutte donne, ma nemmeno una che abbia lo spessore, le qualità, la storia, la passione, la vitalità, il coraggio di una Golda Meir (Kiev 1898 – Gerusalemme 1978). Della quale, infatti, il padre fondatore di Israele, David Ben Gurion, diceva: «Golda è il mio miglior uomo al governo».

Golda Meir negli anni Sessanta fu una delle tre donne al mondo a ricoprire la carica di primo ministro (con Bandaranaike a Ceylon e Indira Gandhi in India). Diceva: «Non mi piace quel femminismo che brucia i reggiseni, odia gli uomini e fa propaganda contro la maternità».

Post scriptum: no obiezioni di sessismo, razzismo e altri spappolamenti di milza di questo tipo.

INDIANA GIORGIA (ZELENSKY)

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Giorgina Meloni non aveva bisogno di un viaggio ufficiale in India. Per fare l’indiana bastava ciò che finora ha detto e non ha fatto, o ciò che ha fatto senza dirlo. In perfetta continuità con i governi che hanno preceduto l’attuale. Giorgina però ha voluto fare l’indiana-indiana, per dimostrare la sua assoluta e incondizionata fedeltà a Usa, Nato e Ue, che fino a ieri criticava convintamente e romanescamente. Un voltafaccia che le farà perdere un sacco di voti e le farà fare la fine dei grillini.

L’originale copione recitato dall’indiana Giorgina dice che la Russia è una minaccia per il mondo, l’Ucraina è una vittima democratica, il diritto internazionale signora mia dov’è andato a finire, e così via, con tutto l’armamentario propagandistico fin qui utilizzato dal pupazzo di pezza degli Usa, Volodymir Zelensky. Ecco, da oggi possiamo dire che è nata una stella, Indiana Giorgia Zelenky.

ARMI CHIMICHE E BUGIE DALL’IRAQ ALL’UCRAINA

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Gli americani avevano accusato i russi di prepararsi ad azioni con armi chimiche in Ucraina. Adesso sono i russi che accusano gli americani: hanno diffuso questa menzogna – dice Mosca – perché è Washington che ha intenzione di usare armi chimiche e batteriologiche, facendo credere che si tratti di azioni russe.

In gergo, questo tipo di operazioni vengono denominate “false flag”, letteralmente “falsa bandiera”: mi travesto da russo e uso armi proibite, così tutti crederanno che sono russo, mentre in realtà sono americano o ucraino e avrò la giustificazione per mettere in cattiva luce i russi e attaccarli con le armi chimiche.

Nessuno può giurare dove sia la verità, le guerre sono anche propaganda incrociata. Ma sappiamo che a denunciare questa possibile operazione “false flag” sono i russi, i quali accusano direttamente la Nato – riferisce l’agenzia Ansa – «di aver pianificato il trasporto di armi chimiche in blindati di fabbricazione statunitense insieme a 600.000 fiale di antidoti alle sostanze organofosforiche come il Sarin e il Soman destinate all’Ucraina».

Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 – che secondo ogni evidenza e anche secondo il giornalista americano Seymour Hersch, premio Pulitzer, è stato opera degli Usa – non incoraggia a ritenere che la “falsa bandiera” sulle armi chimiche non sia americana. D’altra parte, non è già accaduto in Iraq, con le “prove” (false), esibite nel 2003 all’Onu in mondovisione dal segretario di Stato, Colin Powell, circa un imminente attacco batteriologico da parte del feroce Saddam Hussein (finito poi impiccato, sempre in mondovisione tv)?

I MORTI DEL MEDITERRANEO E QUESTA EUROPA MORTA CHE CAMMINA

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Una settimana di Sanremo, una settimana di Costanzo morto, una settimana di neosegretaria multigender del Pd, una settimana di Meloni&Zelensky, e ogni volta una settimana di qualunque cosa, fino alle 52 settimane che si portano via l’anno. Nel mentre, 62 persone muoiono annegate nel Mediterraneo secondo il copione tragico delle traversate della speranza. Ma, secondo lo stesso copione, per il sistema mediatico-politico quelle 62 persone non valgono una settimana. Valgono quanto durano le dichiarazioni di circostanza dei soliti protagonisti del teatrino mortuario con lacrima di coccodrillo a favore di telecamera: un minuto. Il tempo di riconoscersi tutti nella dichiarazione ovvia e banale del capo dello Stato: «Intervenga la Ue», ha detto Sergio Mattarella. Cioè la stessa Europa impegnata tramite la Nato a fianco dell’Ucraina nel fare la guerra per procura degli Usa contro la Russia dovrebbe non solo salvare profughi e migranti, ma impegnarsi, dopo valanghe di ipocrisia per decenni, nella costruzione di un Mediterraneo di pace e di prosperità per tutti? Così da prevenire il più possibile le traversate della speranza? Ma dico, scherziamo? La Ue delle puttane e delle mazzette del Qatar e del Marocco? La Ue dei contratti segreti e miliardari per vaccini sicuramente inutili e forse persino dannosi? No, “questa” Ue può al massimo condurre i popoli europei al suicidio assistito. Su questo, è imbattibile. Perché già essa stessa è una morta che cammina.  

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