Venezia, anno 1268. Sì, avete letto bene: 1268. Settecentoquarantuno anni fa. Si elegge per la prima volta il Doge della Serenissima. Come fanno, i veneziani? Si affidano al sorteggio.
Non a un sorteggio qualsiasi, come un banale sorteggio del superenalotto. No, i veneziani, che in quel periodo già spadroneggiano in tutto l’Adriatico e oltre, e quindi hanno bisogno di una guida seria, scelta bene, eleggono il Doge con un sistema di sei sorteggi consecutivi.
I membri del Gran Consiglio votano e, contemporaneamente, a ogni votazione, procedono a un sorteggio. Elezione e sorteggio non rappresentano più una contraddizione, ma un congegno virtuoso.
Lo spiega bene Mario Ascheri nel suo libro “Le città-Stato” (ed. Il Mulino).
In sintesi: con il primo sorteggio si individuavano i primi 30 elettori, cioè i 30 membri del Gran Consiglio a cui il “ballottino” (un ragazzo scelto a caso) consegna le “ballotte” contenenti la scritta “elector”.
Con il secondo sorteggio, sempre con la stesso sistema delle “ballotte”, i 30 vengono ridotti a 9. Questi 9 elettori scelgono 40 cittadini, ognuno dei quali deve ottenere almeno sette voti.
Terzo sorteggio e nuova riduzione di numero: i 40 eletti diventano 12. I 12 quindi votano e scelgono 25 cittadini, che devono ottenere non meno di nove voti a testa.
Con il quarto sorteggio e la quarta estrazione di “ballotte” i 25 ridiventano 9. Questi 9 votano per 45 cittadini, ognuno dei quali deve ottenere almeno sette voti.
Siamo al quinto sorteggio, che riduce i 45 appena eletti a 11. Questi 11 eleggono i 41 veri elettori del Doge, ognuno dei quali deve ottenere almeno nove voti. I 41 votano segretamente per chi gli pare e le schede finiscono dentro un’altra urna.
Da quest’urna, ed eccoci al sorteggio numero sei, viene estratto un solo nome.
Ma non è finita qui.
L’estratto veniva “processato” e chiamato a difendersi. Dopo di che, si votava di nuovo. Per poter essere eletto Doge, l’estratto doveva ottenere almeno 25 voti favorevoli. Altrimenti si estraeva un altro nome e si ricominciava la procedura.
Erano fessi, i veneziani? O forse avevano tempo da perdere?
Al contrario, erano saggi e, diremmo oggi, abbastanza scafati per capire che non esiste un sistema elettorale perfetto. E che un sorteggio, per quanto ingegnoso e magari anche un po’ macchinoso, può rivelarsi efficacissimo. Almeno per limitare i danni.
E veniamo al Csm, il Consiglio superiore della magistratura, di cui tutti, a scadenza di calendario, si dicono scontenti.
Uno dei problemi più grossi che abbiamo oggi in Italia è il (mal)funzionamento della giustizia.
Questo problema – dovuto non soltanto alla arcinota penuria di carta per le fotocopie, alla carenza di magistrati in organico, eccetera – è oggi più di ieri chiaramente causato, soprattutto ai livelli direttivi, da un numero sempre maggiore di magistrati corrotti, collusi, conniventi, “distratti” o “a due velocità” (lenti con gli amici, celeri con i nemici: a prescindere dal colore politico).
Il Csm è il cuore malato della giustizia. E’ un sinedrio che ha assorbito tutti i vizi della politica peggiore e che rispetto a questa affoga in una logica ancora più lottizzata, più correntizia, più spartitoria e più da “clan”.
E’ inutile girarci intorno. Così com’è, il Csm non va. Fa solo male alla giustizia e alla democrazia. E tuttavia, nonostante tutti (o quasi) se ne lamentino, nessuno – a destra, al centro e a sinistra – vuole davvero riformarlo.
In alcuni casi, persino quelli che ne avversavano più ferocemente la degenerazione sono scesi a più miti consigli, a volte per timore, a volte per calcolo personale.
In altri casi, si preferisce menare il can per l’aia e dire che non c’è bisogno di riformare il Csm, poiché ciò che occorre sono più quattrini per la giustizia e magistrati più liberi “dentro”. (Eh già, come se Clementina Forleo o Luigi de Magistris il Csm li avesse puniti e trasferiti per carenza di fondi…).
La verità è un’altra, più semplice e più greve. Se si facesse sul serio e si riformasse davvero il Csm nessuno potrebbe più fare il proprio gioco (di potere).
Invece, ecco che ogni tanto spunta una proposta di “riforma” che è soltanto un palliativo, quando addirittura non è una terapia peggiore del male (come il progetto di riforma del centrodestra). Con il risultato che si apre il solito “dibbattito”, che in realtà è finzione, pura “ammuina”, e tutto resta com’è.
In questa pupazzata c’è posto anche per il sosia dell’allenatore del Lecce, Gigi De Canio, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, che addirittura minaccia “qualsiasi forma di protesta, anche la più dura” contro il sorteggio.
Accidenti, ve lo immaginate Luca Palamara che si incatena ai cancelli della procura di Roma, o che lancia molotov contro i palazzi del Parlamento?
Lui, e quelli come lui (escluso Gigi De Canio, che non ne sa niente), obiettano: e se dal sorteggio viene fuori uno squilibrato? Ah, sì? Quindi lo “squilibrato” potrebbe ben svolgere le funzioni di pm o di gip e decidere persino della libertà personale di un individuo, ma non potrebbe ricoprire la carica di consigliere nel Csm, in cui si decidono trasferimenti, procedimenti disciplinari, promozioni?
In realtà, se il sorteggio fosse vero e totale, e cioè non “ristretto” a una rosa di nomi, ma aperto a tutti (tutti elettori, tutti eleggibili), allora sì che giochi e gioghi avrebbero ben poca possibilità di riprodursi e far danni.
Così com’è adesso, il Csm è composto da “eletti” che in realtà sono dei “nominati”. E fin quando sarà così saremo sempre punto e a capo. Né si può pensare di uscirne, come vorrebbero a destra, con un sorteggio tra rose di “nominati” e per giunta aumentando il numero dei “non togati”, oppure, come vorrebbero a sinistra, lasciando tutto com’è.
Dice l’articolo 104 della Costituzione, che del Csm “fanno parte di diritto il Primo presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione”.
“Gli altri componenti – continua l’articolo 104 – sono eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti alle varie categorie e per un terzo dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di servizio”.
Bene, è arrivato il tempo di raccordare l’articolo 104 della Costituzione del 1948 con il modernissimo sistema di sorteggio veneziano del 1268. Un’altra via sarebbe soltanto un altro modo di riproporre vecchi trucchi e antichi inganni.
Giulio
Ago 25, 2009 @ 10:15:04
Lo dicevo bene che Carlo Vulpio sapeva cogliere l’essenza dei problemi!
Come si fa, in una situazione come l’italiana uscire dalla telamulino delle cosche e delle caste senon con la tecnica del sorteggio? Mi permetto però di ricordare al dott Vulpio che c’è, in questo campo, qualcosa di ancor più moderno del metodo veneziano perchè il sorteggio, credo sempre per le stesse ragioni, era praticato pure dai greci di domani ossia di duemilacinquecento anni fà.
Io penso fra l’altro che non sarebbe male pensare ad una assemblea, avente unicamente compiti di controllo, composta da cittadini italiani eletti per sorteggio. Si eviterebbe di vedere degli individui mentire spudoratamente, essere eletti in base alle loro menzogne e esser confermati da un’assemblea autogratificante.
Luca Beccaria
Ago 26, 2009 @ 00:45:54
Salve,
Adoro le sfide dell’ingegneria costituzionale comparata. Soprattutto e applicata ai modelli preunitari, ed in particolar modo con quelli di altre repubbliche.
Avevo già incontrato il metodo di estrazione del Doge, ma non lo avevo mai pensato applicato al CSM. Prometto che ci penserò e cercherò di produrre qualcosa di accettabile.
Mi chiedo, e rivolgo la domanda al Dottor Carlo Vulpio, se non ritenga tale convezione utilizzabile anche per la Consulta, anche se la situazione sarebbe ulteriormente differente.
In attesa di Sue considerazioni all’indirizzo allegato, porgo
Cordiali saluti
Luca Beccaria
Alberto Gramaccini
Ago 26, 2009 @ 18:08:52
In Brasile, il cui Ministero della Giustizia mi ha risposto circa la richiesta di notizie riguardanti lo stato della giustizia colà mentre qui dallo stesso dicastero non riesco a ricevere le dovute risposte a istanze legittime, c’è il Consiglio nazionale della giustizia mentre in Italia lo stesso organismo istituzionale ha il nome di Consiglio Superiore della Magistratura (con tutte le iniziali maiuscole).
Benché abbiano ammesso che anche in Brasile le cose non vadano affatto bene nonostante gli sforzi per riformare la Giustizia e il fatto di considerare il cittadino sempre al centro dell’attenzione, è sufficiente la differenza citata per qualificare organismi istituzionali.
E si torna a parlare di Battisti mentre i terroristi istituzionali nostrani continuano a esercitare la loro strategia.
Lia
Ago 27, 2009 @ 12:06:30
Qui a Bergamo……
Ti riporto un testo preso da un giornale locale.
I consulenti eludevano il controllo della Provincia ma non del presidente, giusto?” “L’ha detto lei, qualcuno di sicuro sapeva, ma nessuno ci ha lasciato traccia di quel che c’era e che si faceva in quegli uffici..:” Sono ormai più che sospettose le affermazioni del presidente della Provincia Ettore Pirovano sulle 36 società partecipate ereditate dalla precedente Amministrazione.
La domanda, ieri alla Bèrghem Fest di Alzano Lombardo, era del direttore di Bergamonews Cesare Zapperi, che ha intervistato il presidente con la collega de l’Eco di Bergamo Anna Gandolfi. Delle società partecipate si è iniziato a parlare partendo dalla nomina del nuovo presidente di Abm, il commercialista di Caravaggio Gianangelo Benigni. “Io non voglio spostare l’asse del controllo verso Caravaggio. Mi serve però una persona di fiducia per capire cosa fare. Per ora posso dire che non trovo una società in attivo. Abbiamo ereditato ben 36 società partecipate, con consulenti che si mettevano in tasca tra gli 800 mila e il milione di euro all’anno. E c’era anche un piano ombra, ovvero un ammezzato nel palazzo di Via tasso dove c’erano questi consulenti che ad arte, utilizzando le norme, e giocando con le norme, tenevano all’oscuro la struttura della Provincia dei loro movimenti, ne eludevano il controllo”.
Da qui la domanda, per chiedere al presidente Pirovano se comunque, qualcuno, sapeva. “Fate voi, di sicuro è difficile capire quel che c’era e quel che si faceva in quel piano…”. Insomma “c’è da vederci chiaro”, così come c’è da capire se i “36 o i 50 milioni di euro da spendere per il nuovo palazzo a Porta Sud, sul quale la nuova Amministrazione deve ancora decidere il da farsi, siano una stima realistica di quanto c’è da spendere o una diretta conseguenza del valore degli attuali palazzi da vendere per fare quello nuovo. Ci sono cose che non ho ancora capito”.
Non ritiene di aver fatto alcun passo indietro, fino ad ora, il presidente della Provincia, che si dice “contrario alla speculazione degli enti pubblici in pacchetti azionari”, ma che ha deciso con la sua Giunta di “procedere alla vendita di una percentuale di azioni nella società Serenissima per comprare quelle di Sacbo, dato che c’è un impegno etico e morale nei confronti delle banche che hanno ritirato le quote vendute dalla Sea per poi girarle, entro febbraio, agli enti pubblici”.
Non è mancata la polemica (nei confronti di chi?): “Non ricevo l’indennità di presidente della Provincia, ma quella di parlamentare. So che c’è qualcuno che va a dire in giro che le prendo tutte e due. Se dovessi avere conferma di questo andrei direttamente a quererarlo in tribunale e allora la seconda indennità dovrà darmela lui per il danno subìto..:”. E infine c’è stato anche il messaggio al Comune di Bergamo: “Entro il 5 settembre dovremo esprimere un parere di compatibilità sul Pgt. Vorremo capire e soprattutto Tentorio dovrà dirci, in termini espliciti, quali siano le reali previsioni. Se c’è una moschea in programma dovrà essere detto. Sullo stadio bisognerà parlare chiaro: credo che non sia solo un problema cittadino e che dovrà sorgere vicino al futuro treno per Orio, dove ci sono anche grandi vie di comunicazione”
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Non credo che sia una cosa di poco conto. Mi scuso per non essere del tutto in tema.
Il sinedrio del Csm e il sorteggio della Serenissima « Il Blog di Carlo Vulpio « Ho visto cose che voi umani…
Ago 28, 2009 @ 22:20:29
Il “marrano” Alfonso Marra, il “marrismo” del Csm, il doppiopesismo di una magistratura marcia come la politica e l’economia e le finte amnesie da calura di De Magistris. « Il Blog di Carlo Vulpio
Lug 17, 2010 @ 13:57:58
P3 e doppiopesismi « Ho visto cose che voi umani…
Lug 20, 2010 @ 21:13:12
giambuonomo
Lug 01, 2014 @ 14:18:11
(9Colonne) Roma, 1 lug – “Per il vicepresidente uscente del Csm occorre ‘dare più libertà di scelta al magistrato elettore’ ed a questo scopo Michele Vietti auspica un intervento del Governo sull’attuale struttura del Csm e ‘per quanto riguarda l’elezione dei togati’. Si tratta di parole coraggiose – ha commentato il senatore Enrico Buemi, capogruppo Psi in Commissione Giustizia – la cui unica pecca è di arrivare a fine mandato. Se il CSM non avesse dato pessima prova di sé, per lo stallo intercorrentizio nel caso milanese, oggi non si porrebbe sul tavolo del Governo una questione che è di strettissima competenza parlamentare”. “Il Psi ha presentato in Senato un disegno di legge volto ad introdurre il sistema più semplice di tutti – ha continuato Buemi – per eliminare la degenerazione corporative, il sorteggio dei componenti, sia laici che togati. Si attinge, per questi ultimi, da una platea vastissima, coincidente con la grandissima parte della categoria che è sana, non ha mai dato luogo a sanzioni disciplinari né a casi di responsabilità civile per dolo o colpa grave”. “Se una chance di salvezza dell’autogoverno dei magistrati ancora c’è è da costoro che verrà, assai più che dalle ‘catene’ correntizie del passato o dalle professionalità prestate dalla politica nel CSM uscente. Questo metodo pensiamo – ha concluso il senatore socialista – debba essere applicato seppure con modalità diverse alla indicazione dei rappresentanti laici”. (red) 011155 LUG 14