Se ne sono dette tante di Virginia Raggi sindaco di Roma, e giustamente. Raggi era una delle tante mezze veline del grillismo truffaldino, una che è diventata sindaco perché le “ondate” sono così, premiano cani e porci, e quindi hanno premiato anche lei, che non ha smentito questa regola e infatti ha dato prova della sua totale inadeguatezza. Ma del successore di Raggi, Roberto Gualtieri del Pd, sindaco in carica della capitale, perché nessuno parla, o non parla abbastanza? Gualtieri è, se possibile, peggiore persino della Raggi. Un disastro. Anche quando esce dal letargo dimostra tutta la sua inconsistenza. L’ultima sua trovata è stata quella di proporre l’intitolazione del Teatro Parioli (sede del Costanzo Show) a Maurizio Costanzo. Ora, a parte il fatto che la salma di Costanzo è ancora calda ed è purtroppo parcheggiata, come tante altre, nel cimitero del Verano, Gualtieri ha dimostrato di non sapere nemmeno che il Teatro Parioli è già intitolato a un altro personaggio, e di quale calibro, cioè a Peppino De Filippo.
Raggi e Gualtieri, sindaci di una Roma intristita, sporca e sempre più a pezzi, sono l’espressione della nuova tendenza della politica italiana, in cui chi viene dopo dà sempre tutta o gran parte della colpa a “quelli di prima”. Lo ha fatto Raggi e lo fatto Gualtieri. Come se non sapessero cosa li attendeva, o, scoprendolo d’un tratto, non avessero potuto scegliere le dimissioni invece della lamentazione ipocrita.
Fosse ancora in funzione l’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come Colosseo, sarebbero finiti entrambi in pasto ai leoni. Prima Gualtieri, però, caso mai le belve feroci si fossero saziate con la prima portata.
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