Fa molto caldo. E io voglio andare al mare. Ci andrò, naturalmente, e come ogni anno sceglierò un’isola greca. Costano di meno delle località balneari italiane – dove da tempo si sono montati la testa – e sono più belle. E poi, quest’anno in modo particolare, la Grecia ne ha più bisogno.


Però, visto che il caldo fa brutti scherzi a un sacco di gente, e prima che ne faccia anche a me, vi affido qualche riflessione e vi racconto qualche fatterello che non conoscete e che, ovviamente, non ascolterete e non leggerete da nessuna parte.


Mi chiedo, per esempio, perché il presidente della Corte d’Appello di Milano, Alfonso Marra, tra i sodali della cosiddetta P3 non venga processato e radiato dal Csm, ma soltanto trasferito di sede (come un qualsiasi prete pedofilo mandato a far danni in un’altra parrocchia) con la farisaica formula della “incompatibilità ambientale”, quasi che si stesse discutendo di dissapori e contrasti tra magistrati che – per questo motivo – non possono continuare a prestare servizio nella stessa sede.
Rispondo: se non si scegliesse l’ipocrita formula della “incompatibilità ambientale”, il Csm dovrebbe radiare se stesso. Tutti i consiglieri – tutti –, se avessero un barlume di onestà intellettuale, dovrebbero imputarsi da soli, condannarsi e tornare a casa. Per due ragioni.
La prima è che se sono state fatte pressioni (e non vorremo mica credere che ciò sia accaduto per il solo Marra) vuol dire che c’è chi ha pressato e chi si è fatto pressare. Dunque, anche per i “pressati” andrebbero presi provvedimenti.
La seconda. Non è che chi non ha votato per Marra (per esempio, un Giuseppe Maria Berruti o una Ezia Maccora, per dire di due che sul caso hanno rilasciato interviste e dichiarazioni alla stampa) lo ha fatto perché sapeva delle “pressioni” (altrimenti avrebbe dovuto denunciarle all’autorità giudiziaria e al plenum del Csm). Lo ha fatto perché sosteneva un altro “cavallo”, il proprio. Quindi, la storia è sempre la stessa. Un “partito” di qua e un altro “partito” di là. Come e peggio della politica politicante.
Facciamo una scommessa. A parte le sedi piccole e marginali, trovatemi un procuratore, un presidente di tribunale, un alto pennacchione qualunque, che magari sarà anche una brava persona – che non venga incardinato secondo il rito “marrano” (con minore o maggiore buon gusto nell’esercizio della “pressione”, ma questo è un discorso di stile, non di sostanza) -, e io vi porto a cena per un mese intero nel migliore ristorante della capitale.
Come se ne esce? Riformando il Csm. E come si riforma un sinedrio al cui confronto il concistoro dei cardinali è un‘assemblea più democratica e più credibile? Io, modestamente, una proposta l’ho lanciata (Il sinedrio del Csm e il sorteggio della Serenissima), ma il fatto che l’argomento sia stato attentamente eluso soprattutto dai diretti interessati la dice lunga sulla gara a chi è più marcia tra le diverse caste (giudiziaria, politica, economica).


Passano le ore e il caldo è sempre più insopportabile. Come le finte amnesie di coloro che raccontano la cose a metà. Come fa oggi, sul “Fatto quotidiano”, Luigi de Magistris. L’ex pm chiede alla coppia Giuseppe Cascini e Luca Palamara (segretario e presidente dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati) come mai scoprano solo oggi una “questione morale” all’interno della magistratura, mentre ai tempi delle inchieste che furono ingiustamente scippate al pm di Catanzaro i due “rappresentanti sindacali” delle toghe tennero ben altro comportamento. Fin qui, nessuna obiezione. Personalmente, non ho mai smesso di porre questa stessa domanda – a Cascini, a Palamara e a tutti gli altri -, anche quando l’ex pm la trovava “inopportuna”, preso com’era dalla campagna elettorale (una sera mi disse: “Sì, però… andiamoci piano ‘ngopp ‘e maggistrati…”, consiglio che ovviamente non seguii).
Ma de Magistris scrive anche che i soli “a incalzare” Cascini su questo argomento furono, durante una puntata di Annozero (era il 18 dicembre 2008), Antonio Di Pietro e Michele Santoro.
Eh, no. In quella trasmissione, il solo a “incalzare” Cascini fui io. Basta rivedere la puntata, non si può barare: Di Pietro non era addentro alla questione e non poteva pronunciarsi a fondo e Santoro era troppo occupato (l’ho detto e scritto a tempo debito, non lo sto “rivelando” adesso) a tenermi come il cane alla catena affinché non “debordassi” in tema di giudici e giustizia.
Che de Magistris continui a non nominarmi come ha fatto lungo tutta la sua campagna elettorale e anche dopo, nella speranza (vana) di manipolare gli avvenimenti “sbianchettando” persino le fotografie, non mi sconvolge. Anzi, un po’ lo capisco anche, poverino.
Sono stato suo scomodissimo “compagno di viaggio” alle ultime Europee, e adesso che lui s’è consegnato mani e piedi a un professionista della politica che si spaccia per “homo novus” come Nicola Vendola – uno che tiene tanto alla libertà e a quella di stampa in particolare da aver intrattenuto per ore a telefono membri della direzione del Corriere della Sera affinché mi “calmassero” su alcune inchieste e vicende che lo riguardavano -, adesso dicevo, de Magistris è “costretto” a fornire versioni a metà.
Non può dire, de Magistris, che ad Annozero, il 18 dicembre 2008, fui io a incalzare Cascini (e a difendere lui). Perché se lo dicesse dovrebbe anche spiegare come mai si sia letteralmente spaventato (e abbia mandato a Marco Travaglio, a Di Pietro e a Santoro, sms di scuse non richieste per prendere le distanze da me) quando ho criticato Santoro per avermi impedito di parlare non solo e non tanto di P2 e P3 e P4, ma anche e soprattutto – questo è il punto – di ciò che era accaduto nel “trasparente” Palazzo di Giustizia di Milano ai danni del giudice Clementina Forleo. Che è stata ingiustamente allontanata da lì per “incompatibilità ambientale” dal Csm, non da Berlusconi (come e peggio di Marra, perché alla Forleo i sepolcri imbiancati del Csm “diagnosticarono” scarso equilibrio emotivo e mentale: vergogna).
L’ho scritto in “Roba Nostra” (il Saggiatore), lo ripeto qui e lo ribadirò a costo di sfinirvi: le carte di questa vicenda vennero tenute nascoste nei cassetti di Milano e i “giochi di prestigio” per togliere al gip naturale il caso delle famigerate “scalate bancarie” vennero consumati a Milano. Punto. E vennero “perfezionati” dal Csm, anche da quelli del Csm che oggi fanno la boccuccia a culo di gallina quando si parla di Marra e del “marrismo”.
L’eurodeputato de Magistris conosce bene tutto ciò nei dettagli e fin dal primo momento. Certo, la questione morale nella magistratura esiste ed è enorme. Ma non si può raccontarla con quel solito, maledetto doppiopesismo che finisce sempre per uccidere la speranza e la voglia di conoscenza di tutti e dei più giovani in particolare, che di tutto questo non sanno nulla e hanno diritto che gli si racconti la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.


E’ difficile ragionare di queste cose, me ne rendo conto, è più semplice e tranquillizzante farsi infinocchiare dallo sloganismo parolaio che da destra a sinistra ci seduce e ci tende imboscate. Con questo caldo maiale poi…
Ma se fate un tuffo dove l’acqua è più blu, come il mare greco in cui mi immergerò io (ma vanno bene anche Monopoli, Sciacca o Tropea) ne guadagnerete in lucidità, energia e senso critico. E sarà tutto più chiaro e più facile. Buon bagno.