Qualche giorno fa, ho “scoperto” di essere in Iran. O in Cina. Sì, insomma, in uno di quei Paesi in cui Internet è considerato il pericolo pubblico numero uno e i blog e tutti i siti web, quando non piacciono, cosa che accade molto spesso, vengono oscurati. Spenti. Chiusi. Soppressi.
E’ stata sufficiente una querela per diffamazione per un articolo comparso su questo blog affinché il procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago, e il gip di Bari, Vito Fanizzi, non ci pensassero due volte. Per loro, una querela basta e avanza per concludere che l’intero blog vada sottoposto a sequestro preventivo. Una cosa che, mi ha spiegato il mio avvocato, non accade quasi mai, e mai quando si discute di diffamazione.
Non hanno minimamente pensato, pm e gip, che forse, in attesa di un processo e di una sentenza che accertino se effettivamente c’è stata diffamazione, potevano “limitarsi” a chiedere la rimozione dell’articolo “incriminato”. No. Loro si sono buttati a corpo morto sul blog.
Come ayatollah iraniani, o come funzionari statali cinesi, Drago e Fanizzi hanno deciso che assieme all’articolo (il contenuto) si debba colpire, con il sequestro e quindi con l’oscuramento, anche il blog (il contenitore).

 

E’ come se per un articolo di giornale giudicato diffamatorio venisse chiuso il giornale(attenzione: “giudicato” tale con una sentenza definitiva, perché fino a quel momento la stampa è insequestrabile; non semplicemente considerato diffamatorio da un pm e da un gip). Oppure, con lo stesso metro, è come se una volta giudicato diffamatorio un libro, si decidesse di chiudere la casa editrice.
E meno male che siamo in Italia. Meno male che abbiamo gli articoli 2 e 21 della Costituzione. Quella stessa Costituzione che molti di questi magistrati, all’occorrenza, cioè quando gli fa comodo, portano in processione, ostentandola quasi fosse un simbolo sacro, come da qualche tempo a questa parte accade soprattutto in apertura dell’anno giudiziario.
Ma Drago e Fanizzi, degli articoli 2 e 21 della Costituzione se ne sono impipati.
Nel nostro caso, la querela che ha fatto scattare l’Azione della Giustizia porta la firma di Giuseppe Cascini, segretario dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati.
Nel nostro caso, altro che giustizia lenta. Pensate, il “dragoniano” pm ha chiesto l’oscuramento del blog il 17 giugno 2009 e sei giorni dopo, rapido come un treno dell’alta velocità, il gip gliel’ha accordata. E mica perché la querela era del segretario dell’assoziazione di categoria. Come tutti sanno, la Giustizia ha una sola velocità, uguale per tutti, per le querele dei magistrati, dei magistrati-politici, dei politici semplici e dei comuni cittadini. Uguale uguale.

 

Per esempio, come molti di voi sanno, qualche tempo fa ho querelato il presidente della giunta regionale di Puglia, Nicola Vendola, proprio alla procura di Bari, per le false e ingiuriose accuse che mi aveva scagliato contro. Bene. Ho dovuto aspettare “soltanto” due anni e mezzo per sapere che il pm Francesca Pirrelli aveva deciso di astenersi da quel procedimento in quanto molto amica di Vendola – decisione che però l’ineffabile pm ha preso solo dopo la mia richiesta al procuratore generale affinché avocasse a sé l’indagine per inerzia nell’esercizio dell’azione penale da parte dello stesso pm.
Poi, passato il fascicolo all’ex capo della procura barese, Emilio Marzano, ho avuto modo di apprezzarne la solerzia. Sì, nel chiedere l’archiviazione della mia querela. Con la singolarissima motivazione che era vero che Nicolino mi aveva “gravemente diffamato”, ma io, accidenti a me, lo avevo “provocato” con i miei articoli (che non essendo stati accusati d’essere diffamatori devono dunque considerarsi fondati)! Avete capito bene. Per l’ex capo della procura barese, non solo la legittima critica giornalistica, garantita dalla Costituzione, non è altro che “provocazione”, ma addirittura il “criticato” (pardon, “provocato”) può per questa ragione impunemente e “gravemente” diffamare.

 

Ma torniamo agli ayatollah o, se preferite, ai funzionari cinesi del palazzo di giustizia di Bari. La loro voglia di oscuramento facile, nel nostro caso, non è stata esaudita. E infatti, state leggendo questa storia proprio su questo blog, che è scampato all’oscuramento giudiziario. Come mai?
E’ successo che la Polizia postale ha comunicato ai magistrati, i succitati Vito & Pasquale, che l’ordine “dragoniano” non poteva essere eseguito, in quanto la piattaforma di questo blog ha sede negli Stati Uniti (e beh, una piccola precauzione… Iran e Cina non ce ne vogliano).
Loro, Vito & Pasquale, ci sono rimasti un po’ male. Anche perché forse volevano solo farmi una sorpresa, come quelle che piacevano allo sceriffo di Nottingham e oggi fanno la felicità di Hu Jintao: hanno ordinato alla Polizia postale di chiudere questo blog solo per farmi ritrovare un bel mattino di fronte a uno schermo nero, in cui dopo qualche secondo si sarebbe materializzata la scritta “Se credi di essere su Scherzi a parte ti sbagli”.
Devo dire che un po’ mi dispiace non aver potuto accontentarli. Avessero chiuso il blog, avrei potuto fare un po’ la parte del martire, e chissà, magari mi avrebbe chiamato Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, o la Serena Dandini a “Parla con me”, o Michele Santoro ad “Annozero”, o Giovannino Floris a “Ballarò”, e insomma avrei potuto sperare in quella solidarietà, soprattutto “de sinistra”, che è taaanto democratica e taaanto perbene. Invece adesso nessuno di questi mi inviterà, ma ciò che è peggio nessuno di questi (e nemmeno degli “altri”, ovviamente) parlerà di bavaglio alla libertà di espressione e di informazione. Troppo rischioso, non essendoci di mezzo il solito Caimano, ma gente togata.
E allora, permettetemi un consiglio: se non volete correre rischi, la piattaforma dei vostri blog piantatela oltre Oceano. Negli States, of course. Così, quando vi cerca qualche ayatollah, o qualche funzionario cinese, o la Polizia postale, potrete cavarverla con una semplice esclamazione. “God bless America”. Loro capiranno.
p.s.
Se avete ancora qualche minuto, leggete questo articolo (La macchina perfetta della censura cinese)